Pagoda indiana (Monumento funebre alla famiglia Angelo Magnani)
Artista: Enrico Butti
Anno di realizzazione: 1919
Soggetto: Soggetto funerario
Collocazione: Varese, Cimitero di Bregazzana, Sepoltura della famiglia Angelo Magnani
Dati tecnici
Tecnica: Scultura a tutto tondo
Materiale: Gesso
Dimensioni: 31x46x23
Stato: Ottimo
Nel museo: Si
Descrizione
È il bozzetto complessivo del mausoleo Magnani realizzato al cimitero di Bregazzana, presso Induno Olona. Nonostante alcuni peregrini tentativi di datazione, è certamente del 1919. L’opera è greve, mastodontica, improntata a un esotismo di maniera che combina citazioni di diversa matrice e provenienza. La pagoda cuspidata è sorretta da un elefante e incorniciata da una balaustra; davanti all’ingresso sono due statue, un guerriero dormiente (che è ripreso da “La tregua”, cfr. n. 23) e una contadina inginocchiata (cfr. n. 59) di fresco realismo. Il complesso è di modestissima qualità, forse l’opera meno felice del Butti anche se rispecchiante un soprassalto di verve inventiva. Nel cimitero di Bregazzana, comune di Varese, si trova il monumento funebre della famiglia Magnani, discendente da quell’Angelo Poretti che in Boemia imparò l’arte di produrre la birra, produzione che trasferì poi in Italia, fondando quella birreria che divenne, col suo nome, molto nota e che ancor oggi è in attività, sia pure con marchi diversi.
Il monumento, commissionato al Butti verso il 1919 e noto come la “pagoda indiana”, consiste in una costruzione esotica in pietra di Viggiù, sostenuta o attraversata da un elefante in bronzo e sovrastata da una cuspide in bronzo e vetro: alla base della cuspide è una fascia con rilievi di argomento agreste e pastorale, ai lati della porta della pagoda, con i ritratti in bronzo dei coniugi Magnani, due figure in pietra: un soldato dormiente ed una figura femminile con cesto di ortaggi. Una balaustra semicircolare delimita da un lato il complesso e termina con una piccola colonna sormontata da un’edicoletta con rilievi, dove compare la figura dell’elefante.
Molte supposizioni sono state fatte sul significato di quest’opera: se ne è voluto dare un valore simbolico religioso, difficilmente, però, riconducibile al cristianesimo e reperibile invece nella religione buddista (l’elefante simboleggiava il giovane Buddha) e soprattutto nell’Induismo, dove al dio elefante Ganesha, figlio di Shiva e Parvathi, erano dedicate molte festività. Ma in India l’elefante ha sempre fatto parte delle vita dell’uomo, usato come mezzo di trasporto e di lavoro, e non può essere considerato solo un simbolo.
Bisogna anche tener conto che l’opera venne collocata in un primo tempo nel parco di Villa Magnani e solo successivamente trasferita nel cimitero e trasformata in tomba. Resta perciò abbastanza improbabile che avesse un significato religioso.
Descrivendo l’opera si parla di un elefante che sostiene una pagoda: ma l’elefante può aver “attraversato” la pagoda, come dimostrerebbero quei frammenti di bambù che appaiono tra i fianchi dell’animale e le pareti della pagoda, travolti insieme alla costruzione: l’animale si riappropria del territorio usurpato dall’uomo. Forse committente ed esecutore sono stati semplicemente affascinati da una terra lontana e dai racconti degli splendori più o meno veritieri del colonialismo britannico. Nella sala VII (l’atelier) si trova il bozzetto per l’opera completa, privo della colonna terminale della balaustra. Nella sala IV è, a grandezza naturale, la figura di donna posta a lato della porta; la figura del soldato dormiente, posta all’altro lato, proviene dal complesso “La tregua”.
Bibliografia
Caravatti 1925, p. 115 / Prealp. Ill. 2-10-1927, p. 5 / Simoni 1927, tavv. XXXIV – XXXV / Riv. Vig. 1-11-1931, pp. 1-2 / Bagaini 1932, pp. 69, 71 / Accetti 1938, n. 75 / Costantini 1940, p. 464 / Poggialini Tominetti-Bossaglia 1979, p. 87 / Gualdoni 1982, cfr. n. 58 / FERRARIO 2003, p. 56,65 / Ferrario 2008, pp. 107-109, 214-215 / Storia 2011, pp. II: 390.
Altre immagini dell’opera