L’aratura
Artista: Enrico Butti
Anno di realizzazione: 1912
Soggetto: Soggetto funerario
Collocazione: Milano, Cimitero Monumentale, sepoltura famiglia Besenzanica.
Dati tecnici
Tecnica: Scultura a tutto tondo
Materiale: Gesso
Dimensioni: 390x535x190
Stato: Ottimo
Nel museo: Si
Descrizione
Gesso al naturale del gruppo principale del monumento Besenzanica, realizzato in bronzo e pietra simona della Valcamonica e collocato nel Cimitero Monumentale di Milano. È, insieme a “Il minatore” e a “Il guerriero di Legnano”, una delle opere che diedero maggior rinomanza al Butti. L’intenzione dell’autore era esplicitamente allegorica, e l’impostazione una sorta di sincretismo realistico-simbolico. Egli stesso così ne parlò: “Il lavoro nella solenne e primitiva manifestazione, in cui l’uomo più sente la comunanza con l’eterna madre di tutti; gli aratori, la cui opera dalla morte fa rigenerare la vita come dal tempo l’eternità la perenne attività vitale della natura, che alimenta del proprio soffio la fiamma perpetua della vita” (cit. in Borri 1966, p. 64). Di diverso avviso fu in genere la critica coeva, che interpretò il monumento più come un monstrum tecnico che come un’opera compiuta. Il Pantalini (1913, p. 328) lo definì “bizzarria” e scrisse: “… Ebbene, basta guardare questo monumento per sentire che esso è fuori di posto, e che non ha alcuno di quei requisiti che fanno la caratteristica del monumento funebre…”. Più esplicito e puntuale il Vicini (1914, p. 272), che pure apprezzava altre realizzazioni dell’artista: “.. Butti con delle opere colossali non riesce a simpatizzare […] Colosso di natura permane la Sfinge che guarda nell’astratto, mente due buoi e delle figure di bronzo grandi quasi quanto il vero si staccano sullo sfondo formato dalla Sfinge stessa come macchiette seconda- rie, scevre però d’accento, d’armonia e di significato. Come rimpiansi e desiderai, qui di fronte al colosso, una piccola scultura di Pellini o di Bistolfi tracciata con finezza di tocco a guisa di un profilo a sanguina!…”.
In effetti il lavoro ha una grandiosità di concezione che il Butti non riesce a controllare e risolvere adeguatamente. L’impianto è forte e vigorosissimo, la coppia di buoi svolta con grande sicurezza – anche se con enfasi -. I due aratori però sono trattati con un’essenzialità un po’ brusca e schematica (non padroneggiato appieno appare soprattutto quello chino sull’aratro), anche se conferiscono una significativa cornice di tensione dinamica alla volumetria massiccia degli animali. Ma soprattutto stona – elemento non rilevabile dal gesso, ma dal monumento finito – la massa eccessiva di pietra che fa da scenografia, culminante con quell’enormità femminile simboleggiante probabilmente la Natura (e non una Sfinge), che appare come un’inutile e opprimente superfetazione plastica. Il gruppo in gesso, nel suo potente realismo (e non alterato dal turgore cupo del bronzo), è certamente assai più godibile del monumento finito, anche se non è certo ascrivibile tra i risultati più felici del Butti.
Nella sala IV è conservato il gesso a grandezza definitiva del gruppo dell’Aratura: vi sono poi due bozzetti in diverse dimensioni della figura che guida l’aratro e due studi, sempre in diverse dimensioni, delle figure dei buoi. Un altro studio presenta l’intero complesso monumentale con la figura femminile sullo sfondo.
Bibliografia
Pantalini 1913, p. 328 / Annoni 1913, p. 98 / Vicini 1914, p. 272 / Ongaro 1927, p. 9 / Prealp. III. 2-10-1932, p. 2 / Simoni 1927, tav. XIV / Ferrari 1928, p. 3 / Accetti 1928, p. 4 / Carrà 1929, p. 3 / Accetti 1932, p. 2 / Accetti 19322, p. 11 / V. B. 1932, p. 7 / Ill. It. 31-1-1932, p. 156 / Riv. Vig. 31-1-1932, p. 4 / Costantini 1932, p. 113 / Bagaini 1932, p. 69 / Riv. Vig. 3-7-1938, p. 2 / Piatti 1938, p. 1 / Accetti 1938, n. 21 / Accetti 1939, passim / Costantini 1940, pp. 77-78, 464 / Piatti 1942, pp. 65-66 / Nicodemi 1949, p. 183 / Sapori 1949, pp. 36, 161, 443 / Vollmer 1953, p. 367 / Comanducci 1962, p. 287 / Piceni-Cinotti 1962, p. 607 / Borri 1966, pp. 64, 66 / Caramel 1972, p. 617 / Poggialini Tominetti-Bossaglia 1979, pp. 87-89, n. 43, fig. 70 / DE MICHELI 1981, p. 8 / Gualdoni 1982, cfr. n. 29 / Monumentale 1992, p. 77, 174, 177, 202 / La città 1995, p. 335 / GINEX 1996, pp. 58-59 / Un secolo 2003, pp. 10, 97 / Italian 2004, pp. 6-7.
Altre immagini dell’opera